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Voci

Lavorare da casa: da sogno a incubo

Tempo di lettura:  3 Minuti

Sempre più persone lavorano da casa, ma quello che può sembrare un sogno può diventare un incubo, soprattutto quando si lavora in un ambiente non professionale, privo delle attrezzature necessarie e circondati da famigliari rumorosi

 

Sicuramente ti sarà capitato di sorridere guardando il video, diventato virale, in cui il Professor Robert Kelly veniva interrotto, con una tempistica degna di un comico professionista, dai figli durante un’intervista live sulla politica sudcoreana alla BBC.

Se sei un home worker, scommettiamo che la reazione davanti al video che ha portato alla ribalta l’accademico americano sia stata ben diversa.

Gli ostacoli per chi lavora da casa esistono eccome, che si tratti di bambini che irrompono nel tuo studio durante un importantissimo collegamento video, di computer che non funzionano come dovrebbero o della sensazione di essere tagliati fuori dal mondo.

Nonostante questo, il numero di home worker è in aumento. Secondo l’Office of National Statistics, solo nel Regno Unito ben 4,2 milioni di persone, ovvero il 13,7% della forza lavoro, lavorano da casa (con un aumento di più di 800.000 persone in 10 anni).

Non ci sono dubbi: il mondo del lavoro sta cambiando. Soprattutto ora che la “Generation Flex”, una nuova generazione di lavoratori talentuosi ed esperti di tecnologia, vuole decidere quando e dove lavorare.

Uno studio recente dell’International Workspace Group (IWG), uno dei principali fornitori di spazi di lavoro flessibili al mondo, dimostra che oggi più della metà dei dipendenti di tutto il mondo lavora al di fuori della sede principale e, nello specifico, all’interno di business lounge, uffici remoti o a casa per metà della settimana.

Tra gli innumerevoli vantaggi, quello più apprezzato è il mantenimento di un equilibrio vita privata/lavoro salutare. Prendiamo l’esempio del pendolarismo. Sebbene il 48% dei lavoratori intervistati sostenga di sfruttare al massimo il tempo trascorso per raggiungere il posto di lavoro, o tornare a casa, svolgendo qualche attività, per 2 persone su 5 il tragitto casa-lavoro è la parte peggiore della giornata. Come dar loro torto?

Secondo Adam Cox, fondatore di Work from Home Week, la riduzione dei tragitti casa-lavoro può migliorare la salute mentale del lavoratori, ridurre la stanchezza e accrescere la produttività complessiva grazie a una maggiore flessibilità.

In base a un rapporto condotto lo scorso anno da FlexJobs, le persone scelgono di lavorare da casa anche per altri motivi: diminuzione delle distrazioni (75%), minor numero di interruzioni da parte dei colleghi (74%) e riduzione della “politica” sul posto di lavoro (65%).

A questo va aggiunta la comodità di trovarsi in un ambiente familiare su cui si può esercitare un maggiore controllo e in cui non si è esposti a malattie e stress. Tutti elementi che dovrebbero far crescere in maniera esponenziale la produttività. Ma è davvero così?

Paradossalmente, no. Il lavoro da casa può sì semplificarci la vita, ma anche metterci di fronte a una serie di nuovi ostacoli. Sei così sicuro che le interruzioni rappresentino un problema solo per chi lavora in ufficio? Chiedilo a tutti coloro che hanno dovuto interrompere una conference call cruciale o un’attività che richiede una buona dose di concentrazione a causa dell’irruzione di bambini nella stanza o del tempismo di visitatori che suonano il campanello nel momento meno opportuno.

Se vuoi evitare di trovarti in situazioni spiacevoli come quella vissuta da Robert Kelly, assicurati di creare un ambiente di lavoro favorevole definendo confini ben precisi all’interno della tua casa.

Secondo il Canadian Centre for Occupational Health and Safety, ciò che serve è uno spazio o una stanza possibilmente isolato e lontano dalla televisione, dove sia possibile mantenere la concentrazione. Gli altri membri della famiglia, poi, devono capire che chi si trova in quella stanza sta lavorando e che, pertanto, non deve essere disturbato se non per una questione di vita o di morte… o almeno solo se strettamente necessario.

Il rapporto di IWG spiega che pur avendo compreso rapidamente i vantaggi legati all’introduzione della flessibilità nell’ambiente di lavoro, molte aziende non riescono ancora a fornire ciò che è indispensabile affinché l’home working abbia successo, ad esempio gli strumenti giusti.

Il 57% dei lavoratori dichiara di avere a disposizione un home office completamente attrezzato, ma solo il 28% conferma che ciò è stato possibile grazie al contributo economico della propria azienda. Basta che un lavoratore non riesca ad accedere a una stampante o abbia problemi con la connessione Internet, per annullare di colpo i vantaggi connessi all’home working.

Non bisogna dimenticare che il lavoro da casa non è adatto a tutti. Tante persone non riescono a staccare, altre cedono alla tentazione di procrastinare. Ma non c’è solo questo. Basti pensare alla mancanza di interazione umana o di un ambiente di lavoro collaborativo e, perché no, alle cattive abitudini come quella assai frequente di svuotare il frigorifero.

La perseveranza e la speranza di godere dei benefici legati al lavoro da casa (vale la pena ricordarli: miglioramento del morale, aumento della motivazione, crescita della produttività, comodità e ottimizzazione dell’equilibrio lavoro/vita privata) possono aiutare datori di lavoro e dipendenti a cogliere i frutti di questa grande opportunità.

 

Scopri di più sul sondaggio globale sullo spazio di lavoro di IWG e sui dati raccolti