Robot hands holding an origami bird

Voci

Impegniamoci a proteggere il lato umano delle aziende in un’epoca digitale

Tempo di lettura:  6 Minuti

Jason Stockwood spiega a Etan Smallman perché la tecnologia avanzata nell’ambiente di lavoro non deve più essere considerata uno spauracchio ma un amico dell’umanità

 

L’avvento dell’intelligenza artificiale è stato spesso associato a un futuro di tumulti industriali e licenziamenti di massa. Ma imprenditori e dipendenti hanno ragione di essere così preoccupati?

Jason Stockwood, CEO di Simply Business e il miglior leader del Regno Unito secondo il Sunday Times, è convinto di no. Ci spiega perché nel suo nuovo libro Reboot: A Blueprint for Happy, Human Business in the Digital Age(1), in cui sostiene che la tecnologia deve essere accolta con ottimismo poiché aiuta a mettere i team nelle condizioni di dare il massimo e alimenta la creatività all’interno delle aziende. Regus Magazine è riuscita a strappargli un’intervista esclusiva. Continua a leggere.

La diffusione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale nelle aziende è (troppo) spesso vista come la causa di licenziamenti di massa. Sei d’accordo con questa previsione apocalittica?

Secondo uno studio condotto qualche anno fa dalla Oxford Martin School(2) il 47% degli impieghi rischiava fortemente di diventare obsoleto a causa dell’aumento della computerizzazione.

Esaminando meglio i dati, mi accorsi però che alcune cose non tornavano. Lo studio ignorava completamente due aspetti, a mio avviso, fondamentali: i miglioramenti ottenuti grazie alla tecnologia e i limiti della tecnologia, che io stesso avevo sperimentato. Un esempio? Tutte quelle volte in cui avevo inutilmente cercato di mostrare una presentazione Power Point durante una conferenza.

Un’altra cosa che mi lasciava perplesso era l’idea che alcune occupazioni fossero in qualche modo sacre. Tutti sappiamo che ci sono lavori che venivano svolti 100 anni fa e che oggi non esistono più, giusto? Allora, per quale motivo dobbiamo pensare che tutti i lavori che svolgiamo oggi dovranno essere svolti anche in futuro?

Per me la tecnologia è un’opportunità, perché può permetterci di lavorare di meno, dedicare più tempo alle nostre famiglie o impegnarci in attività più interessanti. Ti sembra poco? Pensando in prospettiva, questo può essere un momento nella storia in cui è possibile ripensare al capitalismo e alla natura del lavoro, rivoluzionando questi concetti un po’ datati, assicurandoci che offrano benefici a tutta la società piuttosto che solo a pochi fortunati.

Le aziende devono passare a un modello incentrato sulle persone e non sui processi. Ma come?

Utilizzando la tecnologia nel modo giusto. Le aziende non devono più essere concentrate esclusivamente sugli azionisti, nonostante siano indubbiamente importanti, ma anche sull’ambiente, sulla società e sui dipendenti. Questo deve essere il nostro obiettivo.

La tecnologia doveva permettere a tutti noi di vivere meglio e di godere di una maggiore libertà ma, in realtà, stiamo lavorando di più e siamo sempre più stressati. Dovremmo usare i vantaggi che ci offre la tecnologia per creare una forza lavoro e una società più inclusiva.

Se le aziende coinvolgessero maggiormente la forza lavoro e offrissero un ambiente più equo e flessibile, sono certo che otterrebbero comunque una maggiore produttività con uno stress minore.

Le aziende subiranno l’impatto delle forze tecnologiche, questo è un dato di fatto. Ma i leader aziendali potranno modellarle a loro favore?

Sì, senza dubbio. Ciò che mi fa prediligere l’economia alla politica è la maggiore libertà di cui si gode. Le società, soprattutto se non sono società ad azionariato diffuso, possono essere progettate per un termine più lungo. Di base sono un tecnologo e in quanto tale non ho alcuna intenzione di calmare le acque agitate dalla tecnologia. La tecnologia, però, non deve solo servire a promuovere i profitti e l’efficienza.

Nella mia azienda, giusto per fare un esempio, abbiamo deciso di automatizzare il nostro centro contatti. Credo che se una nuova tecnologia come questa è in grado di migliorare l’efficienza e le prestazioni e ottimizzare l’esperienza cliente, deve essere anche più redditizia. In tal caso occorre condividere il risultato ottenuto, non liberarsi dei dipendenti.

Abbiamo stabilito che se dovessimo riuscire ad aumentare le entrate, ridurremo la settimana lavorativa dei dipendenti dei centri contatti a quattro giorni, mantenendo invariato lo stipendio, entro il 2020. I dipendenti potranno scegliere di usare il loro giorno libero per formarsi, per occuparsi della loro famiglia o, magari, per lavorare un giorno in più e guadagnare più denaro. La scelta starà solo a loro.

La tecnologia può aiutarci a creare ambienti di lavoro più felici, sani e creativi, ma come?

Ci credi se ti dico che ho vietato l’uso della tecnologia durante le riunioni? Smartphone e attenzione non vanno per nulla d’accordo. Il mio messaggio è questo: se vieni alla riunione pretendo che tu stia attento e concentrato, se ritieni che la riunione non sia utile sei liberissimo di andartene.

Usiamo tutte quelle tecnologie che permettono di lavorare da remoto, come videoconferenze avanzate e robot in telepresenza che consentono di muoversi in un altro spazio fisico da migliaia di chilometri di distanza.

Un’altra cosa interessante sono i report in tempo reale sulla salute dei dipendenti basati su dati scientifici. I fitness tracker sono ormai diffusissimi. Perché non usarli per ottimizzare le prestazioni del team? Questa tecnologia ci può dire se c’è una giornata in cui lavorano in modo più efficace o se ci sono momenti in cui hanno bisogno di fare una pausa o di svolgere determinati lavori. La scienza dei dati può persino aiutarci ad alleviare lo stress. Fantastico, no?

Jason Stockwood, CEO di Simply Business e il miglior leader del Regno Unito secondo il Sunday Times

Jason Stockwood, CEO di Simply Business e il miglior leader del Regno Unito secondo il Sunday Times

 

L’intelligenza emotiva verrà completamente spodestata dall’intelligenza delle macchine nell’era dell’informazione?

Il Professor Yoav Shoham di Stanford(3), uno dei maggiori esperti di intelligenza artificiale, riassume tutto con un esempio molto efficace. Il progresso che abbiamo compiuto negli ultimi vent’anni nella conoscenza delle galassie e delle stelle che circondano la Terra è paragonabile all’essere saliti su una sedia. Lo stesso si può dire per la capacità dell’intelligenza artificiale di sfruttare l’intelligenza emotiva.

La causa è in gran parte riconducibile alla scarsa conoscenza che abbiamo del funzionamento della coscienza umana. Le persone sono terrorizzate dal fatto che le macchine possano sopraffarci, ma trascurano un aspetto filosofico più ampio e importante: se ci sono lavori che le macchine possono fare meglio, perché non lasciarglielo fare? In questo modo non faremmo altro che accrescere la nostra intelligenza.

Il problema siamo noi e il nostro modo di vedere le macchine. Basterebbe provare a vederle come amiche dell’umanità invece che come nemiche. La realtà è che possiamo usare la tecnologia per raggiungere obiettivi più ampi e più audaci (pensiamo alla penuria di acqua, cibo o energia) completandola con tutto ciò che noi come umani facciamo bene, come raccontare storie, creare una connessione gli uni con gli altri o inventare.

I leader dovranno prepararsi a equipaggiare le loro aziende per il futuro. Puoi spiegarci come?

Tutte le aziende, che lo riconoscano o meno, si basano sulla tecnologia e sui dati. Se le aziende non si impegnano adesso ad analizzare le loro capacità principali e a trasformarle per adattarle alle esigenze future, finiranno per dovere lottare contro la concorrenza.

Detto questo, non c’è un CEO che non ripeta la stessa identica frase: aggiudicarsi le persone migliori è la sfida più ardua. Cosa significa? Che l’unico modo per far sì che le persone migliori vogliano lavorare in futuro è creare una cultura aziendale guidata dai valori che metta al primo posto le persone.

Ma non solo. È fondamentale creare una cultura che permetta alle persone di trovare gradualmente la loro strada verso il successo, ad esempio permettendo loro di fare piccoli progressi invece che imponendo loro un percorso fisso come sarebbe successo 30 o 40 anni fa.

Non bisogna fare altro che 1. definire una strategia, 2. assumere personale preparato e 3. togliersi di mezzo. Questo è il miglior consiglio che mi sento di dare alle aziende che si stanno facendo strada in un mondo in costante mutamento.

Perché bisogna essere ottimisti?

Tutto questo è già successo prima. Pensa alla Rivoluzione Industriale, alle tecnologie che sono emerse dopo la Seconda Guerra Mondiale o alla trasformazione robotica e produttiva del Giappone degli anni Ottanta. La società cambia e l’umanità si adatta al cambiamento. I tecnologi della costa occidentale mancano un po’ di realismo. Che senso ha parlare di industria mineraria spaziale(4) quando ci sono problemi molto più banali e vicini che potremmo risolvere con la tecnologia esistente? Per carità, va benissimo preoccuparsi del caricamento delle menti nella Matrice, ma forse sarebbe meglio risolvere prima problemi come il numero di persone che si rivolgono alle banche del cibo e la scarsità di energia. Lavorare in questo senso può davvero aiutare a fare del bene.

 


Etan Smallman è un giornalista britannico, i cui articoli sono stati pubblicati su The Guardian, The Times, The Daily Telegraph e The South China Morning Post

Fonti:

(1) https://www.penguin.co.uk/books/111/1116257/reboot/9780753552728.html

(2) https://www.oxfordmartin.ox.ac.uk/downloads/academic/The_Future_of_Employment.pdf

(3) https://cs.stanford.edu/faculty-profile/yoav-shoham

(4) http://theconversation.com/mining-asteroids-could-unlock-untold-wealth-heres-how-to-get-started-95675