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Produttività

Tutti i segreti di Netflix, LinkedIn e Spotify

Tempo di lettura:  6 Minuti

Sai cos’è un "culture deck"? Se non hai mai sentito parlare di questo elemento essenziale per conoscere un’azienda, non preoccuparti, ci pensa Etan Smallman a spiegartelo

 

Quello che fino a qualche tempo fa era un segreto gelosamente custodito, oggi è diventato un qualcosa da mostrare a tutti tramite dei "culture deck" ovvero enormi documenti in cui sono descritti minuziosamente tutti i principi alla base delle operazioni di un’azienda.

La cosa interessante è che spesso sono gli stessi dipendenti e dirigenti di un’azienda a non conoscerne la cultura. Questo curioso (e allarmante) aspetto è confermato da circa tre quarti di dirigenti che hanno partecipato a uno studio Deloitte del 2016. Ciò impedisce loro di sfruttare l’unico vantaggio competitivo su cui hanno il totale controllo. Parole di Bretton Putter.

Bretton Putter, uno dei maggiori esperti in cultura di startup e aziende a forte crescita, si è occupato per 16 anni della gestione di un’azienda di executive search internazionale, giungendo alla conclusione che più un’azienda è capace di definire e comprendere la sua cultura, più è in grado di selezionare i candidati più adatti alle sue esigenze.

Come sostiene nel suo nuovo libro, Culture Decks Decoded, il culture deck si trasforma nell’arma segreta più importante per un’azienda moderna, un’arma composta da una serie di diapositive o da un manuale che descrive la mission, la vision e i valori di un’azienda. Bretton Putter ci tiene però ad avvisare che se gli amministratori delegati non capiscono o non investono nella cultura aziendale, questa arma può diventare a doppio taglio.

Ritratto di Bretton Putter

Bretton Putter

Ma spieghiamo meglio cos’è un culture deck. In sostanza si tratta di una spiegazione approfondita del funzionamento di un’azienda che descrive in che modo essa si differenzia dalla concorrenza e si approccia a feedback, formazione e sviluppo, trasparenza, e diversità e inclusione. In pratica, se vuoi sapere che cosa si aspetta un’azienda dai dipendenti e che cosa i dipendenti possono aspettarsi da un’azienda, devi leggere questo importante documento. Se il culture deck è fatto bene può anche essere usato come un efficace strumento di selezione del personale: infatti attrae i candidati giusti e aiuta i candidati sbagliati ad autoescludersi dal processo di selezione.

Scopri i segreti che si nascondono dietro i culture deck di cinque aziende leader insieme a Bretton Putter.

1. Netflix

È stata proprio Netflix la prima azienda a creare quello che la COO di Facebook Sheryl Sandberg ha definito il documento probabilmente più importante uscito dalla Silicon Valley. Quali sono i messaggi principali del culture deck di Netflix? Equilibrio, libertà e responsabilità. In questa azienda l’importante è offrire risultati, per il resto i dipendenti sono liberi di fare ciò che vogliono e come lo vogliono.

L’azienda si descrive come una squadra sportiva professionale che prima di licenziare chi non lavora al livello desiderato lo mette in panchina.

Il culture deck dichiara apertamente che non sarà tollerata la presenza di quei dipendenti geniali ma potenzialmente pericolosi per un team, a cui proprio Netflix ha dato il nome di "brilliant jerk", ovvero "brillanti idioti".

Uno degli obiettivi dell’azienda, ribadito nel culture deck, è offrire ai suoi dipendenti gli stipendi più alti del settore a seconda del ruolo che rivestono. Ed è talmente sicura di farlo che consiglia ai suoi dipendenti di partecipare a colloqui con altre aziende per fare un confronto.

Vale la pena notare la semplicità (testo nero su sfondo bianco) di questo documento che è stato visualizzato online ben 18 milioni di volte dal 2009, anno in cui il co-fondatore e amministratore delegato Reed Hastings lo ha pubblicato su SlideShare. Oggi come oggi, quindi, le persone che conoscono la cultura di Netflix, oltre che i prodotti che offre, sono veramente tante. Vuoi unirti a loro?

Logo di Netflix su un iPad

2. LinkedIn

Il culture deck di LinkedIn, colorato, dinamico e ricco di immagini di persone, descrive in maniera dettagliata i valori dell’azienda. Qualche esempio? Prendersi rischi intelligenti, agire come un proprietario, mettere al primo posto i membri del team, dare importanza alle relazioni, essere aperti, onesti e costruttivi, pretendere l’eccellenza e, infine, porre in alto l’asticella e superarla. Più chiari di così!

Tutto quello che i dipendenti possono aspettarsi dall’azienda, anche in termini di sviluppo e miglioramento, è indicato chiaramente nel deck, che evidenzia l’importanza attribuita a talento, formazione e diversità. L’immagine di Jeff Weiner, amministratore delegato di Twitter, che tiene in mano un cartello con la scritta "Il talento è la nostra massima priorità" non potrebbe essere più eloquente.

La salute dei dipendenti è un elemento centrale della missione di LinkedIn, che non ha esitato a riempire il suo deck di immagini di dipendenti che fanno sport e che si prendono cura del loro benessere personale.

Logo di Linkedin su un iPad

3. Etsy

"La cultura non è solo un aspetto del gioco, ma l’intero gioco": queste sono le parole che Etsy ha inciso a fuoco nel suo deck. Per ribadire ulteriormente il concetto, ha aggiunto che una cultura solida può porre rimedio a quasi qualsiasi decisione sbagliata, ma che una cultura debole non può essere salvata da nessun processo tecnologico o decisionale.

Attribuisce alla cultura, e non allo stipendio o alle responsabilità del ruolo, il potere di attrarre i talenti, che scelgono di entrare in un’azienda sulla base della propria interpretazione della cultura. Per Etsy la cultura è un processo organico e continuo, una sorta di organismo vivente in costante evoluzione.

Basta uno sguardo per capire che il culture deck di Etsy, pur non trascurando il mondo esterno, è rivolto principalmente al suo staff, che si adopera per permettere ai clienti di guadagnare denaro e dare sfogo alle proprie passioni e ai propri hobby.

Logo di Etsy su un iPad

4. Spotify

Il culture deck di Spotify non poteva che essere sgargiante e colorato. Il suo incipit è fondamentale: ogni azienda ha, che lo sappia o no, una cultura che nasce nel momento in cui i fondatori si uniscono e iniziano a cercare di risolvere un problema.

Ecco qualche altra frase che non lascia spazio a dubbi sull’approccio adottato da Spotify: "Se la visione è il luogo in cui sei diretto, la cultura è il mezzo che ti consentirà di raggiungerlo" e "Una buona cultura non è la stessa cosa di una buona azienda… perché avrai bisogno di una visione, di un prodotto e di clienti".

E se la tua cultura è danneggiata? Spotify, una delle poche aziende che ha deciso di occuparsi di questo doloroso aspetto, ritiene che una cultura è danneggiata quando tante, troppe persone, e soprattutto quelle talentuose, smettono di preoccuparsene, si emarginano e iniziano ad andarsene, perché devono occuparsi di tutto tranne che del loro lavoro, ovvero creare e rilasciare, e perché, invece di concentrarsi sul cliente, sono impegnate a risolvere una serie di situazioni interne, riorganizzare e ricablare il sistema.

Logo di Spotify su un iPad

5. HubSpot

HubSpot ha voluto fare le cose in grande: i suoi documenti sono senza dubbio i più lunghi e i più "ragionati". D’altra parte nel deck scrivono: "La cultura per noi non è un semplice interesse, ma una vera e propria ossessione". Secondo loro la cultura non agisce solo come un magnete per le persone di talento, ma è anche in grado di amplificarne le capacità e di aiutarle a dare il meglio di sé.

HubSpot ci tiene a spiegare due elementi estremamente importanti che si intersecano tra loro: "mission" e "metriche". La mission aiuta le aziende a conquistare il cuore dei clienti e a fare crescere le aziende piccole e medie. Le metriche aiutano a capire come ottenere le risorse necessarie per portare avanti la mission.

Una parola per riassumere il culture desk? Trasparenza. Il documento è stato scritto quando HubSpot aveva 1.500 dipendenti e metteva a disposizione di tutti i dati finanziari, le presentazioni delle riunioni del consiglio di amministrazione, le presentazioni delle riunioni della dirigenza e i documenti strategici.

Uno dei requisiti dell’offerta pubblica iniziale effettuata nel 2014 prevedeva che la condivisione delle informazioni aziendali fosse limitata a un gruppo selezionato di persone all’interno dell’azienda. Ad HubSpot la cosa non andò giù e investì denaro per fare entrare in questo gruppo selezionato ogni singolo dipendente dell’azienda. 

Il motto di HubSpot: "Usa il buon senso". Queste semplici paroline vanno bene con tutto: social media, politica viaggi, politica vacanze, politica malattia… e via dicendo.

Logo di Hubspot su un iPad


Etan Smallman è un giornalista britannico, i cui articoli sono stati pubblicati su The Guardian, The Times, The Daily Telegraph e The South China Morning Post

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